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FAQ ANAC – CODICE COMPORTAMENTO – AGGIORNATE

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Il 7 febbraio 2024 l’ANAC ha aggiornato le FAQ per il Codice di comportamento: https://www.anticorruzione.it/-/codici-di-comportamento


 

1. Quali sono le norme di riferimento per il codice di comportamento nazionale e per i codici di comportamento di amministrazione?

La legge n. 190 del 2012 ha sostituito l’art. 54 del d.lgs. n. 165 del 2001 rubricato “Codice di comportamento”, prevedendo, da un lato, un codice di comportamento generale, nazionale, valido per tutte le amministrazioni pubbliche e, dall’altro, un codice per ciascuna amministrazione, obbligatorio, che integra e specifica il predetto codice generale.

Il codice nazionale è stato emanato con d.P.R. 16 aprile 2013, n. 62, modificato con d.P.R. 13 giugno 2023 n. 81. Esso prevede i doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta per i dipendenti pubblici e stabilisce che le disposizioni ivi contenute siano integrate e specificate dai codici di comportamento adottati dalle singole amministrazioni.

Tutti gli enti e le amministrazioni cui si applica il codice nazionale sono, quindi, tenuti all’adozione di un proprio codice di amministrazione che integri e specifichi le previsioni del codice nazionale adattandole alle proprie caratteristiche organizzative.

Parole chiave: anticorruzione- codici di comportamento- normativa di riferimento

Fonti: art. 54 d.lgs. n. 165/2001- d.PR. n. 62/2013 – d.P.R n. 81/2023- delibera ANAC 177/2020

2. Qual è il ruolo dei codici di comportamento nella strategia di prevenzione della corruzione?

I codici di comportamento sono considerati un’importante misura di prevenzione della corruzione e costituiscono un fondamentale strumento per regolare le condotte dei funzionari ed orientarle alla migliore cura dell’interesse pubblico, in una stretta connessione con i Piani triennali di prevenzione della corruzione e della trasparenza (PTPCT) e la sezione anticorruzione e trasparenza dei Piani integrati di organizzazione e attività (PIAO). Essi, quindi, rivestono un ruolo importante nella strategia di prevenzione della corruzione delineata dalla legge n. 190 del 2012.

Parole chiave: anticorruzione- codici di comportamento

Fonti: art. 54 d.lgs. n. 165/2001- – l. n. 190/2012 – d.PR. n. 62/2013 – d.P.R n. 81/2023- delibera ANAC 177/2020

3. Che natura ha il codice di comportamento nazionale di cui al d.P.R. 62/2013?

Il codice nazionale ha natura regolamentare e definisce i doveri minimi che i destinatari dello stesso sono tenuti ad osservare, al fine di assicurare la qualità dei servizi, la prevenzione dei fenomeni di corruzione, il rispetto dei doveri costituzionali di diligenza, lealtà, imparzialità, servizio esclusivo alla cura dell’interesse pubblico.

La gran parte delle disposizioni del codice nazionale ha carattere generale e di principio ed è applicabile a tutte le amministrazioni. Si tratta di disposizioni riferibili ad una figura tipica di pubblico funzionario tenuto al rispetto di quei doveri, indipendentemente dall’amministrazione presso cui presta servizio.

Parole chiave: anticorruzione- codice nazionale- natura regolamentare

Fonti: art. 54 d.lgs. 165/2001 – d.P.R. 62/2013- d.P.R. n. 81/2023- delibera ANAC 177/2020 

4. Che natura hanno i codici di amministrazione?

I codici di comportamento delle singole amministrazioni sono atti unilaterali di chiara natura pubblicistica che definiscono i doveri di comportamento, alla luce della realtà organizzativa e funzionale di ciascuna amministrazione/ente, dei suoi procedimenti e processi decisionali.

Parole chiave: anticorruzione – codice di amministrazione – natura- atto unilaterale

Fonti: art. 54 d.lgs. 165/2001 – d.P.R. 62/2013 – d.P.R. n. 81/2023 – delibera ANAC 177/2020

5. Quali valutazioni devono effettuare le amministrazioni per adottare i propri codici di comportamento?

Ciascuna amministrazione deve definire doveri di comportamento che siano integrazione e/o specificazione di quelli individuati dal codice nazionale.

L’attività di integrazione e/o specificazione presuppone una mappatura dei processi cui far seguire l’analisi dei rischi e l’individuazione dei doveri di comportamento, seguendo quindi lo stesso approccio utilizzato per la redazione del PTPCT o della sezione anticorruzione e trasparenza del PIAO.
In ogni caso nell’individuazione dei doveri le amministrazioni non possono regolare ambiti diversi da quelli previsti dal codice nazionale, a pena di sconfinare in aree riservate ad altre fonti, né replicare in maniera acritica i contenuti dello stesso codice nazionale.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – valutazioni

Fonti: art. 54 d.lgs. 165/2001 – d.P.R. 62/2013 – d.P.R. n. 81/2023 – d.l 80/2021, art 6 – Delibera ANAC n. 177 /2020 

6. Quali sono i principali contenuti dei codici di amministrazione?

Le amministrazioni nei propri codici devono approfondire quei valori ritenuti importanti e fondamentali in rapporto alla propria specificità, in modo da aiutare i soggetti cui si applica il codice a capire quale comportamento è auspicabile in una determinata situazione. 
Gli ambiti generali entro cui le amministrazioni definiscono i doveri, avuto riguardo alla propria struttura organizzativa, possono essere ricondotti a cinque: prevenzione dei conflitti di interesse, reali e potenziali; rapporti col pubblico; correttezza e buon andamento del servizio; collaborazione attiva dei dipendenti e degli altri soggetti cui si applica il codice per prevenire fenomeni di corruzione e di malamministrazione; comportamento nei rapporti privati; corretto utilizzo delle tecnologie informatiche, dei mezzi di informazione e dei social media.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – contenuti

Fonti: art. 54 d.lgs. n. 165/2001 – d.l. 36/2022, cov. con mod.  dalla l. 79/2022-  d.P.R.n.  62/2013 – d.P.R. n. 81/2023 – Delibera ANAC n. 177 /2020

7. Quali sono le amministrazioni e gli enti tenuti al rispetto del codice di comportamento nazionale?

La legge stabilisce che sono tenute al rispetto del codice di comportamento nazionale tutte le “amministrazioni pubbliche” individuate dall’art. 1, co. 2, del d.lgs.165/2001. Si tratta di tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti  del Servizio sanitario nazionale, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300. Nonché fino alla revisione organica della disciplina di settore, le disposizioni del d.lgs.165/2001 continuano ad applicarsi anche al CONI.

L’Autorità ha valutato che l’ambito soggettivo ricomprende anche tutte le amministrazioni, enti e soggetti in controllo pubblico tenuti all’adozione del PTPCT e/o di misure di prevenzione della corruzione passiva come previsti dall’art. 2-bis, co. 2, del d.lgs. n. 33 del 2013, cui rinvia l’art.1, co. 2-bis, della. 190/2012. 

Parole chiave: anticorruzione – codice nazionale – ambito soggettivo di applicazione

Fonti: art. 54 d.lgs. n. 165/2001 – l. n. 190/2012, art. 1, co. 2bis – d.lgs. n. 33/2013, art. 2bis, co.2 – d.P.R. n. 62/2013- d.P.R. 81/2023 – Delibera ANAC 177/2020

8. Le Autorità di sistema portuale sono tenute all’adozione di un proprio codice di comportamento?

Le Autorità di sistema portuale, in quanto enti pubblici non economici, rientrano tra le “amministrazioni pubbliche” di cui all’art 1, co. 2, del d.lgs. 165/2001 tenute all’adozione di un proprio codice di comportamento.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione – Autorità del sistema portuale

Fonti: art 54 d.lgs. n. 165/2001 – art. 2 d.P.R. n. 62/2013 – d.P.R. 81/2023 – Delibera ANAC n. 177 /2020

9. Gli ordini professionali sono tenuti all’adozione di un proprio codice di comportamento?

Gli ordini professionali in quanto rientranti tra le amministrazioni pubbliche tenute all’applicazione della normativa sulla prevenzione della corruzione e sulla trasparenza sono anche tenuti all’adozione del codice di comportamento.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione – ordini preofessionali

Fonti: – art 54 d.lgs. 165/2001 – art. 2 d.P.R. 62/2013 – d.P.R. 81/2023- Delibera ANAC n. 177 /2020

10. Le Autorità amministrative indipendenti sono tenute ad adottare propri codici di comportamento?

Le Autorità amministrative indipendenti adottano i codici di comportamento, in quanto tali strumenti rientrano nella disciplina in materia di prevenzione della corruzione e in materia di trasparenza che tali Autorità applicano.

Parole chiave per la ricerca: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione – Autorità amministrative indipendenti

Fonti: art. 54 d.lgs. 165/2001- art. 2, co. 2, d.P.R. 62/2013 – d.P.R. 81/2023- Delibera ANAC n. 177 /2020

11. Gli enti pubblici economici devono adottare un proprio codice di comportamento?

Gli enti pubblici economi, attesa la natura pubblicistica della loro organizzazione, hanno l’obbligo di adottare un PTPCT o, in alternativa, ove abbiano già adottato un “modello 231”, un documento unitario contenente le misure proprie del “modello 231” e le misure integrative di prevenzione della corruzione passiva ai sensi dell’art. 1, co. 2-bis, della l. 190/2012. Pertanto, ove gli enti pubblici economici abbiano adottato il PTPCT sono tenuti a disciplinare all’interno di tale atto anche i doveri di comportamento cui sono tenuti i dipendenti dell’Ente. Analogamente, tali doveri sono previsti tra le misure integrative del “modello 231”, ove adottato. Vale precisare che tali doveri, rilevanti sul piano disciplinare, vanno distinti da quelli previsti nel “codice etico” che di regola accompagna il “modello 231”, trattandosi in tale caso di meri richiami a valori generali che rilevano solo sotto il profilo morale/etico.

Parole chiave per la ricerca: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione – enti pubblici economici

Fonti: art. 54 d.lgs. n.165/2001- d.lgs. 231/2001- d.lgs. 33/2013, art 2bis, co.2- l.190/2012, art 1, co. 2bis- d.PR. 62/2013- d.P.R. 81/2023 – Delibera 1134/2017- Delibera ANAC n. 177 /2020

12. Le società a controllo pubblico e gli enti di diritto privato di cui all’art. 2-bis, co. 2, del d.lgs. 33/2013 devono adottare un proprio codice di comportamento?

Per tali enti non sussiste l’obbligo di adottare un vero e proprio codice di comportamento. Tuttavia essi sono tenuti comunque a definire i doveri di comportamento dei propri dipendenti volti a prevenire la c.d. corruzione passiva. Tale operazione va compiuta integrando il codice etico o di comportamento, se già approvato ai sensi del d.lgs. n. 231/2001, con una apposita sezione dedicata ai doveri di comportamento dei propri dipendenti per contrastare fenomeni corruttivi ai sensi della l. 190/2012. In tale ipotesi i doveri sono individuati sulla base dell’analisi dei rischi effettuata ai fini dell’adozione delle “misure integrative del Modello 231”.

In mancanza del “modello 231”, all’interno del documento che tiene luogo del PTPCT sono inseriti, per quanto possibile, i doveri di comportamento individuati in relazione alle misure di prevenzione ai sensi della l. 190/2012.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione – società a controllo pubblico – associazioni- fondazioni – enti diritto privato
Fonti: L.n.190/2012, art 1, co. 2bis – art. 2bis, co. 2, d.lgs. n. 33/2013 – art. 54 d.lgs. n. 165/2001- d.P.R. n. 62/2013- d.P.R. n. 81/2023- Delibera 1134/2017- Delibera ANAC n. 177 /2020

13. Le società partecipate da pubbliche amministrazioni e gli altri enti di diritto privato di cui all’art. 2-bis, co. 3, d.lgs. 33/2013 devono adottare un proprio di codice di comportamento?

Le società solo partecipate e gli enti di diritto privato di cui all’art. 2-bis, co. 3, d.lgs. 33/2013 sono tenuti ad applicare la normativa sulla trasparenza limitatamente ai dati e ai documenti inerenti l’attività di pubblico interesse. Per tali enti l’adozione di misure integrative di prevenzione della corruzione sono, come lo stesso “modello 231”, solo facoltative. Qualora vengano adottate, tuttavia, è necessario porre attenzione a ricomprendere doveri di comportamento volti a prevenire la c.d. corruzione passiva.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione – società partecipate – enti diritto privato

Fonti: l. 190/2012, art 1, co. 2bis – art. 2bis, co. 3, d.lgs. 33/2013 – art. 54 d.lgs. 165/2001- d.P.R. 62/2013- d.P.R. 81/2023- delibera 1134/2017- Delibera ANAC n. 177 /2020

14. Quali categorie di personale dell’amministrazione sono tenute al rispetto del codice di comportamento nazionale e dei codici di comportamento di amministrazione?

Le categorie di personale tenute al rispetto del codice nazionale e dei codici di comportamento sono:

a) dipendenti pubblici c.d. contrattualizzati di cui al d.lgs.165/2001 (art 2, co.1, d.P.R. 62/2013);

b) le categorie di personale in regime pubblicistico per le quali le norme del codice costituiscono solo principi di comportamento (art 2, co. 2, d.P.R. 62/2013 e art 3, d.lgs. 165/2001)

c)  coloro che, pur estranei alla PA, sono titolari di un rapporto di qualsiasi tipo e a qualsiasi titolo con essa, cui il codice si applica nei limiti “della compatibilità” (art 2, co.3, d.P.R. 62/2013).

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione – dipendenti pubblici c.d. contrattualizzati- personale in regime diritto pubblico- titolari di un rapporto

Fonti: artt 3 e 54 d.lgs. 165/2001 – art. 2, co.1- 3, d.P.R. 62/2013- d.P.R. 81/2023- Delibera ANAC n. 177 /2020

15. Cosa si intende per personale c.d. contrattualizzato tenuto al rispetto dei codici di comportamento?

Il personale c.d. contrattualizzato, tenuto al rispetto del codice di comportamento nazionale e del codice di amministrazione, è il personale dipendente delle amministrazioni con contratto di lavoro di diritto privato. In particolare,  i dipendenti; tutti i dirigenti di prima e seconda fascia ed equiparati, ivi inclusi quelli che si trovano all’interno di uffici di diretta collaborazione con gli organi di indirizzo; i titolari di incarichi dirigenziali (anche all’interno degli uffici di diretta collaborazione); coloro che, seppure non inquadrati nei ruoli dirigenziali, si trovano a svolgere anche temporaneamente e a vario titolo la funzione di direzione di un ufficio (es. funzionari responsabili di posizione organizzativa negli enti privi di dirigenza);  i titolari di incarichi amministrativi di vertice, comunque denominati, nelle pubbliche amministrazioni

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento –ambito soggettivo di applicazione -personale c.d. contrattualizzato

Fonti: art 54 d.lgs. 165/2001 – art. 2 d.P.R. 62/2013- Delibera ANAC n. 177 /2020

16. Quali sono le categorie di personale in regime d diritto pubblico cui le norme del codice costituiscono solo principi di comportamento?

Le categorie di personale in regime pubblicistico sono individuate dall’ art. 2, co. 2, del d.P.R. 62/2013 con rinvio all’art. 3 del d.lgs. 165/2001 che fa riferimento a: magistrati ordinari, amministrativi e contabili, avvocati e procuratori dello Stato, personale militare e delle forze di polizia; Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco;  personale della carriera diplomatica e carriera prefettizia; personale della carriera dirigenziale penitenziaria nonché i dipendenti degli enti che svolgono la propria attività nelle materie contemplate dalla legge 4 giugno 1985, n. 281 (personale della CONSOB) e dalla legge 10 ottobre 1990, n. 287 (personale dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) e, più in generale, di tutte le Autorità Amministrative indipendenti.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento –ambito soggettivo di applicazione –personale in regime di diritto pubblico-Fonti: art 3 e 54 d.lgs. 165/2001 – art. 2. co. 2, d.P.R. 62/2013 – d.P.R. 81/2023- Delibera ANAC 177/2020

17. In che termini i dipendenti in regime di diritto pubblico sono tenuti ad applicare il codice di comportamento?

Per le categorie di personale in regime pubblicistico (identificate dall’art. 2, co. 2, del d.P.R. 62/2013 con rinvio all’art 3 del d.lgs. 165/2001) le norme contenute nel codice nazionale costituiscono principi di comportamento e trovano applicazione, dunque, secondo il criterio della compatibilità. Ciò significa che restano in vigore per tali dipendenti le disposizioni sui doveri di comportamento contenute nei particolari ordinamenti che li riguardano.  Pertanto, i codici di amministrazione allorché si occupano dei doveri per tali soggetti “integrano e specificano” i principi del codice generale, salvaguardando i doveri individuati negli ordinamenti.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione – dipendenti in regime di diritto pubblico- principi di comportamento- compatbilità

Fonti: art 3 e  54 d.lgs. 165/2001 –  art. 2 d.P.R. 62/2013- Delibera ANAC n. 177 /2020

18. Il codice di comportamento nazionale di cui al d.P.R. 62/2013 si applica ai Magistrati?

Ai magistrati, inclusi tra il personale in regime di diritto pubblico, non si applica il codice di comportamento secondo quanto già previsto dall’art. 54, co. 4, del d.lgs. 165/2001. Per le Magistrature vi è un regime specifico che demanda agli organi delle loro associazioni di categoria l’adozione di un codice etico cui gli stessi devono aderire. Tale esclusione è da ricondurre alla peculiare posizione di indipendenza che la Costituzione riconosce ai magistrati (artt. 101 e ss.).

Con riferimento, invece, ai magistrati che assumono temporaneamente la titolarità di funzioni dirigenziali, ferme restando le previsioni dell’art. 54 del d.lgs. 165/2001, le norme del codice di amministrazione presso cui prestano servizio possono costituire principi di comportamento, se e in quanto compatibili con il loro ordinamento

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione -personale in regime di diritto pubblico- Magistratura

Fonti: art 54, co. 4, d.lgs. 165/2001 – d.lgs. 25 luglio 2006, n. 240 – art. 2, co.2, d.P.R. 62/2013 – d.P.R. 81/2023- – Delibera ANAC n. 177 /2020

19. Il codice di comportamento nazionale di cui al d.P.R. 62/2013 si applica agli Avvocati dello Stato?

Agli Avvocati dello Stato, inclusi tra il personale in regime di diritto pubblico, non si applica il codice di comportamento secondo quanto già previsto dall’art. 54, co. 4, del d.lgs. 165/2001.

L’Avvocatura dello Stato è tenuta comunque ad adottare un proprio codice etico.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione -personale in regime di diritto pubblico- Avvocatura dello stato

Fonti: art 54, co. 4, d.lgs. 165/2001 -d.lgs. 25 luglio 2006, n. 240   art. 2, co.2,  d.P.R. 62/2013- d.P.R. 81/2023-  – Delibera ANAC n. 177 /2020

20. Il codice di comportamento si applica ai docenti e ai ricercatori universitari?

I docenti e i ricercatori universitari sono inclusi tra il personale in regime di diritto pubblico di cui all’art. 3, co. 2. del d.lgs. 165/2001. Per essi le norme contenute nel codice di comportamento nazionale valgono come “principi” con il limite della compatibilità. Essi adottano, ai sensi della legge 30 dicembre 2010 (art. 2, co. 4), n. 240 un codice etico contenente peculiari regole di condotta. L’Autorità ha auspicato l’adozione da parte delle Università di un unico codice che coniughi le finalità del codice etico e quelle del codice di comportamento. In particolare, con riguardo ai docenti e ricercatori, ha ritenuto opportuno sollecitare le università a dedicare agli stessi una apposita sezione del codice.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione -personale in regime di diritto pubblico- docenti e ricercatori universitari- principi di comportamento- criterio di compatibilità

Fonti: art 54 d.lgs. 165/2001 –  art. 2 d.P.R. 62/2013- d.P.R. 81/2023-Aggiornamento 2017 al PNA (Parte III, § 6.1) – Delibera ANAC n. 177 /2020

21. Quali sono i soggetti estranei alla PA che collaborano a vario titolo con l’amministrazione cui si applicano i codici di comportamento con il limite della compatibilità?

I soggetti che, pur non essendo dipendenti pubblici, collaborano con l’amministrazione cui si estendono gli obblighi di condotta previsti nel codice nazionale e nei codici di amministrazione, con il limite della compatibilità, sono i collaboratori o consulenti, con qualsiasi tipologia di contratto o incarico e a qualsiasi titolo; i titolari di organi e di incarichi negli uffici di diretta collaborazione delle autorità politiche; i collaboratori a qualsiasi titolo di imprese fornitrici di beni o servizi e che realizzano opere in favore dell’amministrazione. 

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento –ambito soggettivo di applicazione -soggetti estranei alla PA – collaboratori o consulenti- estensione- criterio della compatibilità
Fonti: art 54 d.lgs. 165/2001 – art. 2 d.P.R. 62/2013 – d.P.R. 81/2023-Delibera ANAC n. 177 /2020 

22. Come può l’Amministrazione estendere gli obblighi di condotta previsti per i propri dipendenti, ai collaboratori o consulenti dell’amministrazione ivi inclusi i collaboratori a qualsiasi titolo di imprese fornitrici di beni o servizi e che realizzano opere in favore dell’amministrazione, secondo il limite della compatibilità?

Le amministrazioni individuano, ex ante, le categorie di collaboratori e consulenti esterni nonché i collaboratori delle imprese fornitrici ai quali estendere i doveri fissati per i propri dipendenti nel codice di comportamento. La fonte che prevede tale estensione, secondo il criterio di compatibilità, può essere un atto interno di regolazione per l’organizzazione e il funzionamento degli uffici ovvero lo stesso codice di amministrazione. In tale atto sono disciplinati i criteri e le modalità con cui sono estesi i doveri di comportamento del codice di amministrazione a tali soggetti nonché il procedimento di accertamento delle violazioni dotato delle necessarie garanzie di contraddittorio. Tale operazione consente alle Amministrazioni di elaborare/definire codici coerenti e contestualizzati rispetto alla propria organizzazione, escludendo per tali soggetti alcuni doveri, comuni a tutti i dipendenti, ma includendone altri legati al tipo di consulenza o collaborazione prestata. 
Nei contratti di collaborazione o di consulenza nonché in quelli per l’acquisizione di beni e servizi le amministrazioni è opportuna la previsione di apposite disposizioni o clausole di risoluzione e decadenza del rapporto di lavoro in caso di violazione degli obblighi previsti dal codice.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione -collaboratori o consulenti- modalità estensione- criterio della compatibilità-

Fonti: art 54 d.lgs. 165/2001 – art. 2 d.P.R. 62/2013- d.P.R. 81/2023- Delibera ANAC n. 177 /2020 
 

23. Cosa si intende per “titolari di organi” cui sono estesi i codici di comportamento con i limiti di compatibilità?


Per “titolari di organi” si intendono i titolari di organi di indirizzo amministrativo che non sono direttamente o indirettamente espressione di rappresentanza politica. Si tratta dei componenti degli organi, monocratici o collegiali, di enti pubblici, economici e non economici, anche nominati o designati da organi politici, che rivestono la carica pubblica al di fuori di ogni rapporto di lavoro. 

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento –ambito soggettivo di applicazione – titolari di organi di indirizzo- estensione- criterio della compatibilità

Fonti: art 54 d.lgs. 165/2001 – art. 2 d.P.R. 62/2013 – d.P.R. 81/2023-Delibera ANAC n. 177 /2020

24. In che termini l’Amministrazione può estendere gli obblighi di condotta previsti per i propri dipendenti, ai titolari organi di indirizzo amministrativo?

Per i titolari di organi di indirizzo amministrativo si considera opportuna un’estensione, con il limite della compatibilità, degli obblighi di condotta previsti per i dipendenti nel codice di comportamento.  Gli schemi- tipo di incarico devono quindi essere predisposti inserendo la condizione del rispetto di tali obblighi di condotta, con relative indicazioni in caso di violazioni.
In ogni caso, resta ferma la possibilità che gli enti interessati per detti soggetti possano adottare codici etici dedicati. 

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento –ambito soggettivo di applicazione -titolari di organi di indirizzo amministrativo- estensione- criterio della compatibilità

Fonti: art 54 d.lgs. 165/2001 – art. 2 d.P.R. 62/2013   – d.P.R. 81/2023- Delibera ANAC n. 177 /2020

25. Cosa si intende per “titolari di incarichi negli uffici di diretta collaborazione delle autorità politiche” cui sono estesi i codici di comportamento con i limiti di compatibilità?

Nella categoria dei “titolari di incarichi negli uffici di diretta collaborazione delle autorità politiche” sono ricomprese diverse tipologie di soggetti quali capi di gabinetto, capi di segreterie, capi uffici legislativi, incarichi di portavoce e figure similari.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione – titolari di incarichi negli uffici di diretta collaborazione delle autorità politiche – estensione- criterio della compatibilità

Fonti: art 54 d.lgs. 165/2001 – art. 2 d.P.R. 62/2013 – d.P.R. 81/2023- Delibera ANAC n. 177 /2020

26. In che termini l’Amministrazione può estendere gli obblighi di condotta previsti per i propri dipendenti, ai “titolari di incarichi negli uffici di diretta collaborazione delle autorità politiche”?

Per tali soggetti è necessario che l’amministrazione, nell’atto di conferimento dell’incarico, estenda espressamente all’interessato tutti o alcuni obblighi di condotta previsti per i dipendenti, in quanto compatibili, nonché clausole di risoluzione o decadenza degli incarichi in caso di violazione di tali obblighi.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – ambito soggettivo di applicazione- titolari di incarichi negli uffici di diretta collaborazione delle autorità politiche – estensione- criterio della compatibilità

Fonti: art 54 d.lgs. 165/2001 – art. 2 d.P.R. 62/2013 – d.P.R. 81/2023 – Delibera ANAC n. 177 /2020

27. Quali sono le differenze tra codici di comportamento di amministrazione e codici etici?

I codici di comportamento fissano doveri di comportamento che hanno una rilevanza giuridica che prescinde dalla personale adesione, di tipo morale, del funzionario e la cui violazione è fonte di sanzioni irrogate nell’ambito di un procedimento disciplinare. I codici etici, invece, sono adottati dalle amministrazioni al fine di fissare doveri, spesso ulteriori e diversi rispetto a quelli definiti nei codici di comportamento, rimessi alla autonoma iniziativa di gruppi, categorie o associazioni di pubblici funzionari. Con tali codici vengono individuate anche sanzioni etico-morali che vengono irrogate al di fuori di un procedimento di tipo disciplinare, in quanto fondate essenzialmente sulla riprovazione che i componenti del gruppo esprimono in caso di violazione delle regole autonomamente fissate. 

Parole chiave: anticorruzione- codice di comportamento – codice etico- differenze

Fonti: art. 54 d.lgs. 165/2001– delibera ANAC 177/2020

28. I codici di comportamento possono introdurre misure sull’imparzialità soggettiva dei funzionari pubblici tese a limitarne l’accesso o la permanenza nelle cariche pubbliche o lo svolgimento delle attività dell’ufficio/incarico?

No, il codice di comportamento non può introdurre misure tese a limitare per i dipendenti pubblici l’accesso o la permanenza nelle cariche pubbliche o lo svolgimento delle attività dell’ufficio/incarico. La disciplina su tali misure è infatti riservata alla legge o a fonte normativa espressamente autorizzata dalla legge. Ciò in quanto tali misure che hanno un carattere oggettivo e il cui fine è sottrarre, per specifici motivi, di volta in volta determinati dalle norme, un funzionario dall’esercizio di una funzione.

Parole chiave: anticorruzione- codice di comportamento – misure che limitano accesso- misure che limitano permanenza-misure che limitano svolgimento – cariche pubbliche

Fonti: Delibera ANAC 177/2020

29. Qual è la procedura di formazione del codice di comportamento?

Le amministrazioni definiscono il codice di comportamento attraverso una procedura aperta alla partecipazione dei dipendenti dell’amministrazione e degli altri stakeholders, interni ed esterni che conduca all’adozione definitiva del codice in modo graduale e progressivo. Ciò al fine di evitare il rischio che il codice venga percepito come un documento “astratto”, redatto solo come adempimento formale ad un obbligo di legge  e “preconfezionato” .

Parole chiave: anticorruzione- codice di comportamento – procedura di formazione

Fonti: art. 54 ,co. 5, d.lgs. 165/2001- Delibera ANAC 177/2020 

30. Quali sono i soggetti da coinvolgere nella procedura di formazione del codice di comportamento?

Nella procedura di formazione  è opportuno che l’amministrazione coinvolga i seguenti diversi soggetti: il RPCT che può svolgere un ruolo di coordinamento; i dipendenti che devono contribuire alla definizione dei doveri in modo da renderli consapevoli, sin dalla fase di formazione, del contesto e delle finalità del codice; gli stakeholders (es. associazioni o singoli cittadini o imprese che fruiscono delle attività e dei servizi prestati dalla specifica amministrazione) che sono chiamati ad esprimere la loro opinione in modo da essere consapevoli dei comportamenti attesi dai funzionari;  l’Ufficio procedimenti disciplinari che partecipa alla definizione dei doveri del codice, garantendo la corrispondenza tra infrazioni e sanzioni disciplinari; l’ Organismo Indipendente di Valutazione (o l’organismo con funzione analoghe),  che deve esprimere un parere obbligatorio sul codice e contribuisce alla valutazione dell’impatto dei doveri di comportamento sul raggiungimento degli obiettivi e sulla misurazione della performance individuale e organizzativa e l’organo di indirizzo politico-amministrativo che deve approvare il codice su proposta del RPCT.
Nei settori particolarmente complessi, nella procedura di adozione del Codice può essere utile un confronto tra enti omologhi per ottenere un risultato che tenga effettivamente conto di esperienze concrete
L’elaborazione del codice non può invece essere affidata a soggetti estranei alla pubblica amministrazione. 

Parole chiave: anticorruzione- codice di comportamento – procedura di formazione- massima partecipazione- procedura progressiva

Fonti: art 54, co. 5, del d.lgs. 165/2001-Delibera ANAC 177/2020

31. Il codice di comportamento di ciascuna amministrazione va correlato con il Piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza (PTPCT) o la sezione rischi corruttivi e trasparenza del Piano integrato di organizzazione e attività (PIAO)?

La correlazione tra i contenuti del Piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza o della sezione rischi corruttivi e trasparenza del Piano integrato di organizzazione e attività e quelli del Codice di Amministrazione è fondamentale al fine creare un sistema di prevenzione della corruzione ottimale.

Il PTPCT o l’apposita sezione del PIAO sulla prevenzione della corruzione, infatti, sono gli strumenti attraverso i quali l’amministrazione definisce e formula la propria strategia di prevenzione della corruzione, individuando le aree di rischio in relazione alla propria specificità, mappando i processi, valutando i possibili rischi di corruzione che in essi si possono annidare ed individuando le misure atte a neutralizzare o a ridurre tali rischi.  Parallelamente alla definizione delle misure oggettive di prevenzione della corruzione nel PTPCT, o nella sezione rischi corruttivi e trasparenza del PIAO, l’Amministrazione deve individuare, nel proprio codice di comportamento, i doveri di comportamento che possono contribuire, sotto il profilo soggettivo, alla piena realizzazione delle suddette misure.
Analoghe indicazioni l’amministrazione può trarre, ex post, dalla valutazione sull’attuazione delle misure stesse cercando di comprendere se e dove sia possibile rafforzare il sistema con doveri di comportamento. 

Parole chiave: anticorruzione- codice di comportamento – PTPCT- Sezione anticorruzione e trasparenza del PIAO -connessione

Fonti: l. 190/2012- art. 54 d.lgs. 165/2001- – delibera ANAC 177/2020 – d.l. 80/2021, art. 6 – PNA 2022

32. Che differenze ci sono tra il codice di comportamento e il PTPCT o la sezione rischi corruttivi e trasparenza del PIAO?

Il codice di comportamento e il PTPCT/ sezione rischi corruttivi e trasparenza del PIAO si distinguono sul piano degli effetti giuridici e su quello temporale.

I doveri declinati nel codice operano sul piano soggettivo in quanto sono rivolti a chi lavora nell’amministrazione, incidendo sul rapporto di lavoro del funzionario, con la possibile irrogazione, tra l’altro, di sanzioni disciplinari in caso di violazione.

Le misure definite nel PTPCT o nella citata sezione del PIAO sono, invece, di tipo oggettivo e incidono sull’organizzazione dell’amministrazione. 

Sul piano temporale rileva che mentre il PTPCT / sezione del PIAO sono strumenti programmatici adottati dalle amministrazioni ogni anno e sono validi per il successivo triennio, i codici di amministrazioni sono tendenzialmente stabili nel tempo, salve le integrazioni o modifiche dovute all’insorgenza di ripetuti fenomeni di cattiva amministrazione che rendono necessaria la rivisitazione di specifici doveri di comportamento in specifiche aree o processi a rischio.

Parole chiave: anticorruzione- codice di comportamento – PTPCT- sezione anticorruzione e trasparenza del PIAO -differenze- effetti giuridici- profilo temporale

Fonti: l. 190/2012 art. 54 d.lgs. 165/2001- delibera ANAC 177/2020 – d.l. 80/2021, art. 6 – PNA 2022

33. Il codice di comportamento di ciascuna amministrazione deve essere coordinato con il sistema di valutazione e misurazione della performance?

Si, il codice di comportamento deve essere coordinato con il sistema di valutazione e misurazione della performance, e quindi negli enti tenuti all’adozione del PIAO con la sezione apposita dedicata alla performance, secondo diverse modalità. 

In primo luogo, in fase di progettazione del sistema di misurazione e valutazione della performance, può essere previsto che l’accertamento della violazione del codice di comportamento incida negativamente sulla valutazione della performance, a prescindere dal livello di raggiungimento degli altri risultati.

In secondo luogo, il livello di osservanza del codice può essere positivamente considerato nella valutazione della performance. Ciò implica che, in sede di pianificazione annuale della performance, è necessario valorizzare quelle norme del codice di comportamento che fanno riferimento al dovere di operare in modo da garantire l’efficienza, l’economicità e l’efficacia dell’azione amministrativa (art. 3, co. 4, d.P.R. 62/2013) e, nel caso dei dirigenti, al dovere di perseguire l’obiettivo assegnato (art. 13, co. 2). Questi doveri potrebbero richiedere un’integrazione con altri già previsti dalla normativa vigente ed essere puntualmente declinati in comportamenti attesi suscettibili di essere premiati in sede di incentivazione delle performance del personale e di valutazione della capacità organizzativa del dirigente.

Parole chiave: Anticorruzione – codici di comportamento – sistema di valutazione e misurazione performance- coordinamento- sezione dedicata alla performance del PIAO- coordinamento
Fonti: d.lgs. n. 150/ 2009- d.l. 80/2021 art 6- Delibera ANAC n. 177 /2020

34. Quale è la tecnica di redazione da preferire per i codici di comportamento?

Con riferimento alla esposizione dei contenuti dei Codici è opportuna una enunciazione dei doveri – laddove possibile – in positivo, vale a dire con indicazione di quello che il destinatario fa o deve fare, proponendo un’immagine favorevole dei dipendenti e dell’amministrazione in generale, dando per scontato che i destinatari del codice, nel quotidiano svolgimento della loro attività professionale, già attuano le prescrizioni ivi contenute. 

Da un punto di vista formale è opportuno utilizzare espressioni brevi, dalla struttura semplice e del contenuto inequivocabile in modo che il contenuto risulti facilmente accessibile da tutte le persone che lavorano all’interno dell’organizzazione. Lo stile deve essere essenziale, con formulazione dei doveri in positivo (vale a dire con indicazione di quello che il destinatario fa o deve fare), improntato a criteri di chiarezza e semplicità. I periodi devono essere brevi e chiari e non inutilmente complessi. 

Parole chiave: anticorruzione- codice di comportamento – tecnica di redazione
Fonti: Delibera ANAC 177/2020

35. E’ necessaria una formazione del personale sui contenuti dei codici di comportamento?

Si, le amministrazioni, attraverso una formazione costante, assicurano che i dipendenti siano posti nella condizione di affrontare le questioni etiche che insorgono nello svolgimento delle funzioni affidate.
E’ opportuno prevedere per tutti i dipendenti, a prescindere dalle tipologie contrattuali (ad esempio, a tempo determinato o indeterminato) una formazione iniziale sulle regole di condotta definite nel codice di comportamento nazionale e nei codici di amministrazione da realizzare anche attraverso la discussione di casi concreti. Alla formazione iniziale dovrebbe seguire una formazione in servizio che fornisca gli strumenti decisionali per affrontare i casi critici e i problemi che i dipendenti incontrano in specifici contesti. e per riconoscere e gestire i conflitti di interesse. 
Le attività formative, che consentano ai dipendenti di conseguire una piena conoscenza dei contenuti del codice di comportamento, includono inoltre cicli formativi sui temi dell’etica pubblica e sul comportamento etico, da svolgersi obbligatoriamente, sia a seguito di assunzione, sia in ogni caso di passaggio a ruoli o a funzioni superiori, nonché di trasferimento del personale, le cui durata e intensità sono proporzionate al grado di responsabilità.

Parole chiave: anticorruzione- codice di comportamento – Formazione 

Fonti: l. 190/2012- d.lgs. 165/2001, art 54, co 7- d.P.R 62/2013, art 15, co. 5- d.P.R. 81/2023- PNA 2019, Parte III, § 2- Delibera ANAC 177/2020

36. All’interno dell’amministrazione a quali soggetti spetta la vigilanza sul rispetto dei codici di comportamento?

La vigilanza sulla effettiva attuazione delle regole contenute nel codice di comportamento, è svolta all’interno delle amministrazioni con la cooperazione di una pluralità di soggetti che, a diversi livelli, esercitano il controllo al fine di garantire in concreto il rispetto degli obblighi e dei doveri indicati nel codice.

La vigilanza è posta in primo luogo in capo ai dirigenti responsabili di ciascuna struttura per l’ambito di propria competenza e in relazione alla natura dell’incarico e ai connessi livelli di responsabilità.

Il controllo sul rispetto del codice di comportamento, nonché sulla mancata vigilanza da parte dei dirigenti è svolto dal superiore gerarchico/organo sovraordinato. 

Funzioni di vigilanza possono essere attribuiti anche alle strutture di controllo interno, tra le quali l’Organismo indipendente di valutazione (OIV) che svolge attività di supervisione sull’applicazione del codice, riferendone nella relazione annuale sul funzionamento complessivo del Sistema di valutazione, trasparenza e integrità dei controlli interni. 

La vigilanza è inoltre attuata con il coinvolgimento dell’ufficio procedimenti disciplinari (UPD) cui spetta il compito di esaminare le segnalazioni di violazione del codice e di attivare il procedimento in contraddittorio con il dipendente.

Parole chiave: anticorruzione- codice di comportamento – vigilanza

Fonti: art. 54, co. 6, del d.lgs. 165/2001- artt. 13 e 15 del d.P.R. n. 62/2013- Delibera ANAC 177/2020

37. Quali competenze sono attribuite all’ANAC in materia di codici di comportamento?

L’Autorità ha un potere di vigilanza e sanzionatorio per omessa adozione dei codici di comportamento.
Nei casi in cui si accertino tali ipotesi l’Autorità, all’esito dell’apposito procedimento, irroga a ciascuno dei soggetti obbligati una sanzione pecuniaria in misura correlata alle responsabilità accertate nella omessa adozione. 

L’ANAC può avvalersi dei propri poteri conoscitivi e di vigilanza sull’effettiva applicazione ed efficacia delle misure di prevenzione della corruzione adottate dalle pubbliche amministrazioni, anche con riferimento ai codici di comportamento.

L’attività di vigilanza dell’Autorità, non assistita da poteri sanzionatori, riguarda anche il contenuto dei doveri, l’applicazione dei codici nonché le azioni intraprese dalle amministrazioni per promuovere la conoscenza dei doveri di comportamento. 

L’Autorità è altresì titolare di un potere consultivo sulle problematiche generali relative ai comportamenti dei dipendenti pubblici, potendo esprimere, “parere obbligatorio sugli atti di direttiva e di indirizzo, nonché sulle circolari del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione in materia di conformità di atti e comportamenti dei funzionari pubblici alla legge, ai codici di comportamento e ai contratti, collettivi e individuali, regolanti il rapporto di lavoro pubblico”.

Parole chiave: anticorruzione- codice di comportamento – competenze ANAC 
Fonti: l. 190/2012, art. 1, co.2, lett d) ed f) – art. 19, co. 5, lett. b)_del d.l. 90/2014 – “Regolamento ANAC per l’esercizio del potere sanzionatorio dell’Autorità per la mancata adozione dei PTPC e dei codici di comportamento”– l. 689/1981- Delibera Anac 177/2020

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